Di solito da noi la primavera è piovosa e, anche quando è secca, raramente i cieli sono molto limpidi. Quest’anno fa eccezione e quindi sarebbe un peccato non approfittarne, vista anche la forzata clausura.

La chiave che apre la porta del cielo di primavera è il Grande Carro. Da esso arriviamo alla costellazione del Leone (v. fig. 1), che è alta sopra l’orizzonte sud alle 22: prendendo come indicatrici Merak e Dubhe e riportando dalla parte opposta rispetto alla Polare il segmento che le unisce per circa sette volte arriveremo circa al centro del Leone, partendo da Megrez e Phekda e riportando il segmento  per dieci volte si arriva vicino a Regolo, la base del famoso falcetto che costituisce la parte anteriore della figura dell’animale.

Tirando una linea fra le tre stelle del timone del Grande Carro, e prolungandola, incurvandola leggermente, arriveremo sulla bellissima Arturo, della quale di solito quasi tutti riescono a distinguere il colore, uno stupendo arancione. Fa parte della costellazione del Bovaro, la cui forma somiglia a quella di un aquilone. Appena a sinistra (verso est) del Bovaro abbiamo una piccola costellazione molto caratteristica e facile da ritrovare, a forma di semicerchio, la Corona Boreale, con la stella centrale, Alphecca, più brillante.

Se prolunghiamo il precedente allineamento, incurvandolo ulteriormente verso sud, arriviamo prima sulla stella più luminosa della Vergine, Spica, di colore bianco-azzurro e, appena dopo, sul quadrilatero del Corvo. Quest’ultimo, dalla forma inconfondibile, è più facile da trovare rispetto alla molto estesa costellazione della Vergine. Appena a ovest del Corvo si trova il debole gruppo della Coppa e, ancora più a ovest, il quasi inafferrabile Sestante, formato da una stella di quarta grandezza e da due di quinta.

Una ventina di gradi ad ovest di Regolo si profila un piccolo inconfondibile pentagono di stelle, che costituisce la testa dell’Idra, della quale poco al di sotto vediamo Alphard, la sua stella più luminosa, anch’essa di colore arancione. La costellazione si snoda sotto il Sestante, la Coppa, il Corvo e la Vergine.

Ritornando al Grande Carro, è possibile servirsene ancora per rintracciare i Cani da Caccia, la cui stella più brillante, Cor Caroli, è quasi ad angolo retto con le due ultime stelle del timone del Grande Carro. Esattamente sotto (verso sud) Cor Caroli, a metà strada fra Arturo e la stella Denebola, che rappresenta la coda del Leone, l’occhio scorge il fulgore intrigante di una spruzzata di stelle che costituisce la Chioma di Berenice. Essa coincide più o meno con l’ammasso aperto Mel 111, che comprende un’ottantina di stelle poste a 280 anni luce

 

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